Smartphone e adolescenti: come il cellulare sta cambiando cervello, memoria, emozioni. Effetti reali, rischi nascosti e riflessioni
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Tutti concordiamo con il fatto che oggi gli adolescenti crescono con il telefono incollato alla mano. Questo strumento non è solo un mezzo di comunicazione, ma sta diventando una vera e propria protesi mentale. L’adolescenza, quel periodo in cui tutto cambia e tutto sembra definitivo, è anche il momento in cui il cervello si plasma. E proprio qui il cellulare entra a gamba tesa.
Il cervello degli adolescenti è come una strada in costruzione. Ma se a guidare i lavori sono notifiche continue, social e giochi, il rischio è che il percorso diventi uno strano labirinto. Sono proprio studi recenti a mostrare che l’uso smodato di smartphone altera la materia bianca, quella che mette in comunicazione le diverse aree del cervello. Ma andiamo a vedere nello specifico cosa vuol dire tutto questo.
Cosa dicono gli studi scientifici
In Italia parliamo di 8 milioni di giovani tra 12 e 25 anni immersi nella tecnologia. Il 95% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni è sempre connesso. Non è una percentuale qualsiasi. È un dato che pesa. Non stupisce, allora, che circa 300mila ragazzi manifestino dipendenza da internet. E qui non si tratta di fare una ramanzina nostalgica tipo “ai miei tempi si giocava in cortile”. È che i dati parlano chiaro: isolamento sociale, ansia, depressione. E un 10% che si dice insoddisfatto della propria vita.
Lo smartphone, in fondo, non è né buono né cattivo. È neutro. Ma quando diventa la stampella per colmare vuoti emotivi o per scappare da problemi reali, il prezzo da pagare è salato. A volte è come se i ragazzi vivessero in uno stato di allerta permanente, in attesa spasmodica del prossimo like, del prossimo messaggio. C’è chi racconta di vibrazioni fantasma, di sentir suonare il cellulare anche quando è muto. Sembra quasi un fenomeno che va nel paranormale, ma è reale.
Gli effetti negativi dello smartphone
Gli effetti pratici? Calo della concentrazione, memoria più flebile, sonno disturbato. Se prima di dormire si scrolla per ore su TikTok o si giocano partite infinite, il cervello fatica a staccare. È come se rimanesse acceso, in una veglia artificiale che prosciuga le energie. In più, la tecnologia cambia il modo in cui apprendiamo. Si è sempre meno abituati a ricordare cose semplici, tipo il numero della zia o dove abbiamo parcheggiato. Tanto c’è il telefono. È un cambiamento dolce in apparenza, ma alla lunga può far male.
Chi poi eccede coi videogame sviluppa sì riflessi più rapidi e coordinazione visiva, ma paga le conseguenze con un’aumentata impulsività. Non è un caso se certi giochi sembrano costruiti su misura per chi è dipendente dalla ricompensa immediata. Insomma, va detto che il rischio di perdere pezzi importanti della crescita è concreto. Gli adolescenti hanno bisogno di allenarsi nelle relazioni vere, non solo in quelle filtrate da uno schermo.
Lo psichiatra Claudio Mencacci parla di “sovrastimolazione sensoriale“. E non è difficile credergli. Ogni alert, ogni notifica crea uno stato di tensione costante. L’attenzione si spezzetta, la memoria si fa fragile come carta velina, il sonno diventa irregolare. Anche Giovanni Migliarese, altro esperto, ammonisce: la tecnologia potenzia l’apprendimento tecnico, ma spesso desertifica quello emotivo. Se nella vita reale non si imparano a gestire le emozioni e a scegliere, si cresce zoppi, pur avendo un arsenale di conoscenze da esibire. Alla fine, quello che serve è stare accanto ai ragazzi. Non possiamo pensare che un’app o un algoritmo sostituiscano l’abbraccio di un genitore o una chiacchierata vera. Serve presenza, non perfezione.